I CAVALIERI DI ARIANNA

Clandestini respinti, Maroni: E' una svolta in lotta al racket

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Filosofo
view post Posted on 7/5/2009, 20:07 by: Filosofo     Top   Dislike




CITAZIONE
Clandestini respinti, Maroni: E' una svolta in lotta al racket

Clandestini respinti, Maroni: E' una svolta in lotta al racket
Roma, 7 mag (Velino) - “Una svolta nel contrasto all’immigrazione clandestina”. Così il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha definito l’operazione di “respingimento” nel porto di Tripoli di 228 immigrati clandestini su tre barconi, intercettati nella serata di ieri a sud di Lampedusa, a opera di unità della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto. “Non è stata un’operazione contro qualche disperato – ha spiegato Maroni -, ma si è trattato di un chiaro segnale al racket dell’immigrazione, che da oggi sapendo che il contrasto è più forte, cercherà altri sbocchi. È un segnale molto forte a chi ha ritenuto che l’Italia sia il ventre molle di un'Europa che non riusciva a contrastare in maniera efficace la clandestinità”. Per il ministro l’operazione è stata un successo anche per altri due motivi. Il primo è che “si è affermato il principio del respingimento nelle acque del Mediterraneo verso il paese di partenza dei clandestini e non quello di origine – ha aggiunto Maroni -. Quando un clandestino arriva sul territorio nazionale italiano comincia una lunga e complicata procedura che vede prima l’identificazione di quale sia la sua nazionalità con le autorità locali. Poi l’ottenimento da loro del nullaosta per il suo rimpatrio, la definizione delle modalità con cui sarà effettuato e infine, la partenza. Da oggi, invece, per la prima volta il clandestino verrà mandato nel paese da cui è partito, a prescindere dalla sua nazionalità. Si tratta di un’operazione immediata e che permette di evitare l’avvio di questi meccanismi”.

L’altro motivo per cui Maroni ritiene che il respingimento rappresenti una svolta deriva dal fatto che è stato reso possibile dal comportamento della Libia, e ciò è dovuto a un anno di lavoro e al trattato tra Italia e il paese africano. “Quando si fa un rimpatrio, accertata la nazionalità del clandestino, il paese di provenienza ha il dovere di accoglierlo. Invece non è tenuto a farlo se il soggetto è uno straniero. Con Tripoli - ha affermato il ministro -, invece, l’azione diplomatica del governo italiano ha fatto sì che l’esecutivo del paese africano accettasse il principio del respingimento di cittadini extracomunitari partiti dalla Libia, ma non necessariamente libici. Ed è quanto avvenuto con questa operazione – ha aggiunto Maroni -. La Libia ha accettato i 228 immigrati, nonostante nessuno di loro fosse cittadino di quello stato. Visto il successo dell’operazione di ieri e oggi, inoltre, il ministro dell’Interno maltese Carmelo Mifsud Bonnici si è detto molto interessato a seguirci su questa linea. Questa mattina ho avuto con lui e con il commissario europeo all’Immigrazione Jacques Barrot un colloquio cordiale ed entro due settimane ci recheremo insieme in Libia. Voglio che questo modello – ha ribadito il ministro -, diventi il modello europeo. Credo possa essere applicato da tutti paesi Ue nel Mediterraneo”.

“La nostra idea – ha spiegato Maroni - non è respingere le navi, ma chi tenta di entrare illegalmente. Non blocchiamo le imbarcazioni e le facciamo tornare indietro, ma carichiamo i passeggeri a bordo delle nostre navi e, dopo averli messi in sicurezza, li trasportiamo alla destinazione prevista. A questo proposito ci sono regole d’ingaggio, definite da un provvedimento del ministro dell’Interno che mi ha preceduto e modificate mediante una recente riunione del Comitato nazionale per l’ordine e sicurezza. Sono regole ingaggio ben chiare, condivise, che stabiliscono le rispettive competenze di polizia, Guardia di Finanza, Guardia costiera e Marina militare e che si possono riassumere in un unico principio filosofico: prima di qualunque cosa viene la vita di coloro che stanno in mare e chiedono soccorso. Il respingimento, poi - ha proseguito il ministro -, non avviene nel territorio nazionale ma alla frontiera. Inoltre, noi non ci siamo mossi autonomamente, ma abbiamo prestato assistenza a una precisa richiesta d’intervento delle autorità libiche, usando i nostri mezzi. Abbiamo applicato il principio di respingimento, conforme a tutti i trattati internazionali”.

Peraltro, non è la prima volta che avviene questo tipo di operazione, anche se l’accordo Italia-Libia – in base a cui è previsto anche il pattugliamento congiunto delle coste libiche e azioni di contrasto all’immigrazione clandestina dallo stato africano - entrerà ufficialmente in vigore il 15 maggio. “Tripoli lavora in questo senso già dal 30 aprile – ha affermato il capo del Dipartimento di pubblica sicurezza, il prefetto Antonio Manganelli -. In quella data la Libia ha recuperato 300 persone in condizioni identiche. La differenza è che in questa situazione non si è sentita in grado di svolgere il compito in autonomia e ha chiesto ausilio all’Italia. Dal 30 aprile al 7 maggio, inoltre, sono stati fatti già 5 o 6 interventi”. Per quanto riguarda il pattugliamento congiunto, invece, “il 14 maggio da Gaeta partiranno le motovedette con gli equipaggi libici, che sono in Italia già da due settimane per addestrarsi – ha concluso Maroni -. Io sarò presente all’evento perché rappresenta un momento simbolico. Sia per le relazioni tra Italia e Libia sia per il ruolo che l’Italia ha deciso di sostenere nei confronti dell’Ue per quanto riguarda la difesa del territorio e il contrasto all’immigrazione clandestina. È un ruolo che svolgiamo con grande impegno e non vogliamo sottrarci”.

L'operazione di respingimento, però, se da una parte ha trovato il “favore” di Barrot, dall’altra ha provocato una dura reazione delle Nazioni Unite. L'Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso in “grave preoccupazione per la sorte di circa 230 migranti ricondotti in Libia senza un'adeguata valutazione delle loro possibili necessità di protezione internazionale. La decisione di ricondurre i migranti in Libia è giunta al margine di una giornata di accese discussioni fra il governo maltese e le autorità italiane su chi fosse responsabile del soccorso e dello sbarco dei passeggeri delle tre barche in difficoltà. Sebbene non siano disponibili informazioni sulle nazionalità di origine dei migranti – ha proseguito l'Unhcr in una nota -, si ritiene probabile che fra le persone respinte ci siano individui bisognosi di protezione internazionale. Nel 2008 circa il 75 per cento di coloro giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50 per cento di loro è stata concessa una forma di protezione internazionale”. “Rivolgo un appello alle autorità italiane e maltesi affinché continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell'Unione europea, ha dichiarato l'Alto commissario dell’Unhcr Antonio Guterres.

(fbu) 7 mag 2009

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