I CAVALIERI DI ARIANNA

Sindrome della loggia anteriore, IL MEDICO SPORTIVO

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view post Posted on 24/3/2006, 00:17     Top   Dislike
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CAVALIERE ERRANTE

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Sindrome della loggia anteriore



Detta anche sindrome compartimentale anteriore, è una sindrome vascolo-muscolare che si può presentare in due forme: cronica, che colpisce atleti di tutte le discipline sportive, ed acuta, generalmente più comune in atleti che praticano sport di lunga durata (corsa, marcia, triathlon, eccetera) e che presentano una muscolatura particolarmente ipertrofica. Gli atleti più colpiti sono generalmente quelli che prediligono allenamenti e gare con corsa digitigrada (che corrono dunque prevalentemente sulle punte) e piste con pendenze discrete (corse in salita quindi). Questo quadro clinico coinvolge i muscoli che nella gamba si localizzano nella “loggia anteriore”: il muscolo tibiale anteriore, il muscolo estensore lungo delle dita, il muscolo estensore lungo dell’alluce e il muscolo peroneo anteriore. Sintomi e segni clinici sono caratteristici: senso di tensione ed indurimento in sede muscolare, che limita l’atleta nello sforzo o, nei casi più gravi, a sospendere l’attività, dolore al termine dello sforzo (spesso riferito come bruciore), a riposo o evocato dalla pressione sui muscoli interessati, ipertermia delle aree interessate con edema, riduzione della forza muscolare dei muscoli coinvolti. La causa di questa sindrome nella forma acuta è da ricercarsi nella ischemia (riduzione di afflusso di sangue) transitoria dei muscoli della loggia anteriore determinata dalla compressione che gli stessi muscoli esercitano durante lo sforzo sui vasi sanguigni, che risultano inglobati all’interno della loggia; nella forma acuta invece la causa è data da sollecitazioni costanti eccessive e prolungate del muscolo tibiale anteriore e delle sue giunzioni miotendinee. Nella sua definizione clinica è importante fare diagnosi differenziale con altre patologie che possono dare una sintomatologia simile come le arteriopatie e le vasculopatie in genere, le fratture da stress, le periostiti e le sindromi canalicolari. Nella definizione diagnostica valido ausilio è rappresentato dall’esame ortostatico-baropodometrico, che consente di evidenziare i carichi plantari e, quindi, verificare se vi sono delle sollecitazioni eccessive sulle aree avampodaliche con anteriorizzazione del baricentro corporeo.

La patologia, a decorso benigno, può essere invalidante, limitando significativamente l’attività sportiva e le prestazioni. In fase acuta, servono evidentemente: 1) riposo, 2) ghiaccio, 3) farmaci anti-infiammatori. Nelle forme più aggressive è indicata la fisioterapia (bisogna prediligere terapie fisiche come il Laser, gli ultrasuoni e la T.E.C.A.)

La ripresa dell’allenamento, in modo corretto, con calzature idonee, evitando carichi eccessivi, può essere indicata dopo qualche giorno. L’intervento chirurgico in fase acuta è da considerare nei casi resistenti a trattamento conservativo e fisio-kinesiterapico. La fasciotomia decompressiva, con l’asportazione di alcune porzioni muscolari (quei segmenti già atrofizzati e/o necrotici) è una tecnica chirurgica da considerare solo in casi estremi, quando la qualità di vita è notevolmente compromessa anche negli atti quotidiani, per consentire nuovamente al muscolo di espandersi senza compressione sulla struttura vascolare.
 
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