I CAVALIERI DI ARIANNA

ERNIA INGUINALE

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view post Posted on 17/7/2006, 15:55     Top   Dislike
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CAVALIERE ERRANTE

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Da sapere

L’ernia è la fuoriuscita di un intero organo o di una sua parte dalla cavità in cui normalmente è collocato. L’ernia più comune (80 per cento circa dei casi) è senza dubbio quella inguinale, costituita in genere da un tratto di intestino tenue (ansa intestinale) che, insieme con i suoi vasi e la sottile membrana (peritoneo) che lo avvolge come un sacco, fuoriesce dall’addome, spingendo sulla cute e determinando la comparsa di una più o meno evidente tumefazione a livello dell’inguine. Nella donna è più frequente l’ernia crurale, che si forma un po’ più in basso, verso la coscia. L’ernia inguinale è più diffusa tra gli adulti di media età, ma può comparire anche nei neonati e negli anziani.




Sintomi

L’ernia inguinale non dà in genere grossi problemi: chi ne soffre si lamenta di un senso di peso, un fastidio continuo che qualche volta si accentua con lo sforzo - fino a una possibile sensazione dolorosa - e che ovviamente si fa più marcato man mano che l’ernia aumenta di volume.

Il quadro clinico è conosciuto anche ai non esperti ed è caratterizzato da:

sensazione di fastidio o di peso all’inguine (molto più raro è il dolore);
tumefazione nella regione inguinale, all’inizio più evidente quando si è in piedi o aumenta la pressione nell’addome (per esempio, durante la defecazione).


Cause

Come per tutte le ernie, le cause dell’ernia inguinale sono:

una particolare debolezza della parete addominale, che può essere congenita, presente fin dalla nascita, o acquisita, dovuta cioè all’età avanzata o ad altri motivi, per esempio un marcato dimagramento;
un aumento della pressione all’interno dell’addome, che tende a spingere verso l’esterno gli organi in esso contenuti e che si verifica per sforzi ripetuti e prolungati (sollevare pesi), ma anche durante normali atti fisiologici, per esempio il pianto, la minzione, la defecazione, la tosse, o in gravidanza.

Il solo aumento della pressione addominale non è sufficiente a determinare la formazione dell’ernia inguinale. Se così fosse, essa sarebbe, infatti, molto più frequente di quanto già non lo sia. L’ernia compare invece soltanto in individui predisposti, nei quali, per cause costituzionali o acquisite, la parete addominale è più debole, in particolare in quei punti che già di norma offrono una minore resistenza e attraverso cui l’ernia si fa strada.



Fattori di rischio

Le possibilità di comparsa di un’ernia inguinale sono maggiori se sono presenti uno o più dei seguenti fattori di rischio:


genitori o altri familiari stretti portatori di ernia;
nascita prematura, prima del termine previsto della gravidanza (in questo caso è più facile una debolezza congenita della parete addominale);
gravi patologie che determinano tosse cronica, per esempio la fibrosi cistica o altre malattie polmonari;
stipsi cronica;
eccesso di peso;
attività lavorativa pesante o che costringe a restare a lungo in piedi.

Infine, è bene sottolineare che spesso l’ernia inguinale è bilaterale, per cui ci sono buone probabilità che chi ne soffre o ne abbia sofferto da un lato, possa prima o poi veder comparire un’ernia anche sul lato opposto

Complicazioni

Col tempo l’ernia inguinale tende più o meno lentamente ad aumentare di volume così da rendersi evidente anche in posizione sdraiata; il sacco erniario con il suo contenuto - di solito un’ansa intestinale con i suoi vasi - può arrivare addirittura nello scroto (ernia inguino-scrotale). L’ernia tende dunque inevitabilmente ad ingrandirsi fino a che diviene “irriducibile”, come ben sanno coloro che ne soffrono da più tempo e che constatano prima o poi di non riuscire più a farla rientrare con le proprie mani in addome (manovra di riduzione). L’irriducibilità è una delle possibili complicazioni dell’ernia e va segnalata al proprio medico.

Dolori addominali ed impossibilità di eliminare gas e feci possono essere, invece, i sintomi delle più gravi complicazioni dell’ernia, cioè l’intasamento (le feci si arrestano nel tratto di intestino contenuto nel sacco erniario) e soprattutto il cosiddetto strozzamento o strangolamento. Quest’ultimo si determina quando i vasi sanguigni diretti all’ansa intestinale fuoriuscita dall’addome vengono “strozzati” in un punto ristretto (il cosiddetto colletto del sacco o la stessa porta erniaria): di conseguenza non arriva più sangue all’ansa, che rischia di andare incontro - se non si interviene chirurgicamente entro pochissime ore - a necrosi e perforazione con infiammazione di tutta la cavità addominale (peritonite) e grave pericolo di vita.



Trattamento

L’intervento chirurgico è l’unica valida soluzione terapeutica per l’ernia inguinale. Non ci si riferisce ovviamente all’intervento urgente necessario per risolvere le pericolose complicazioni dell’ernia, ma all’operazione programmata e consigliata proprio per prevenire tali complicazioni, oltre che per eliminare il fastidio e consentire, in particolare nei soggetti più giovani, il ritorno a una più regolare attività fisica.

Il cinto erniario e le altre terapie non chirurgiche (per esempio, compressioni e iniezioni sclerosanti) sono rimedi palliativi, che non risolvono il problema e anzi in alcuni casi possono aggravarlo, rendendo irriducibile un’ernia che in precedenza poteva essere facilmente fatta rientrare in addome.

La moderna cura chirurgica radicale dell’ernia è stata realizzata per primo dall’italiano Edoardo Bassini sul finire del XIX secolo. Da allora sono state proposte molte varianti alla tecnica originaria, ma la vera rivoluzione si è avuta con la disponibilità di protesi in materiale sintetico (patch) - sottili, assolutamente ben tollerate dall’organismo e ritagliate in forma e dimensioni adatte - con cui, una volta riportati in addome gli organi e i tessuti fuoriusciti, chiudere la porta erniaria e rinforzare un’ampia porzione di parete addominale intorno ad essa. È in tal modo possibile una riparazione con pochissimi punti di sutura e soprattutto senza tensione (tension free), senza cioè tirare, accostare e suturare i tessuti con molti punti: in altre parole, mentre in passato si rammendava il buco con ago e filo (erniorrafia), oggi si preferisce rattopparlo mettendoci una pezza (ernioplastica, anche se spesso si parla di “plastica” anche per le tecniche tradizionali senza protesi). Patch in inglese significa proprio rattoppo, che è di solito realizzato con una rete (mesh) a maglie strette in materiale plastico (polipropilene, dacron, goretex); per maggior sicurezza, si può inoltre inserire un “tappo” (plug) dello stesso materiale direttamente nella porta erniaria, tappo che in qualche caso può da solo bastare per una riparazione corretta.

Rispetto alle tecniche tradizionali senza protesi, i vantaggi delle moderne ernioplastiche con rete e/o tappo sono:

minore dolore postoperatorio;
degenza più breve e più rapida convalescenza, con possibilità di tornare entro pochi giorni a lavoro;
minore incidenza di recidive (la rete copre anche eventuali altri punti di debolezza della parete addominale vicini alla porta erniaria) e di complicazioni (più frequenti quando, come nell’erniorrafia, ci sono suture chirurgiche sotto tensione).
In passato, inoltre, l’intervento chirurgico si realizzava sempre in anestesia generale e con un taglio piuttosto lungo sull’addome (via laparotomia classica). Oggi, se l’ernia non è troppo voluminosa e non è recidiva - se cioè non è ricomparsa dopo un precedente intervento non riuscito - è possibile la riparazione anche in anestesia locale, attraverso un taglio più piccolo a livello inguinale, con il paziente sveglio e collaborante. L’intervento, che dura circa un’ora, si può effettuare in un ambulatorio attrezzato, iniettando l’anestetico direttamente nella zona inguinale; è comunque necessaria la presenza di un anestesista pronto per ogni evenienza. Al termine ci si può immediatamente alzare e camminare; se non ci sono problemi, si può tornare a casa dopo poche ore o al più tardi il giorno dopo.

L’operazione può realizzarsi anche per via laparoscopica, cioè inserendo in addome dei tubi attraverso cui si introducono una microtelecamera e gli strumenti necessari. Tale tecnica è particolarmente indicata in caso di ernie bilaterali e può essere presa in considerazione anche nelle ernie recidive. La via laparoscopica, che richiede comunque l’anestesia generale, non è invece consigliabile:

se l’ernia è molto voluminosa;
se ha raggiunto lo scroto;
se in passato si è già stati sottoposti a grandi interventi chirurgici addominali (in tal caso, infatti, vi possono essere nell’addome molte aderenze che ostacolano le manovre laparoscopiche).
Raccomandazioni

La decisione sul tipo di operazione e di anestesia va presa insieme con il chirurgo, che informerà sui vantaggi e i rischi delle varie metodiche. Tornati a casa, vanno seguite le istruzioni ricevute in ospedale.

Particolare attenzione va posta alla comparsa di:


dolore o gonfiore nella zona dell’operazione;
nausea o vomito;
febbre.

Se compaiono tali sintomi, è bene contattare al più presto il chirurgo che ha realizzato l’intervento.

Oggi non è più necessario un lungo periodo di inattività dopo la riparazione dell’ernia e anzi si consiglia di riprendere subito una leggera attività fisica (per esempio, faccende domestiche non faticose, passeggiate). È bene tuttavia che il pieno ritorno alle proprie normali occupazioni non avvenga prima della scomparsa di ogni sensazione dolorosa nella zona dell’intervento (di regola 3-4 giorni), meglio se dopo un controllo in ospedale a distanza di una settimana. C’è chi il giorno dopo è già al lavoro, ma possono essere necessari anche 1-2 mesi per un completo recupero, soprattutto se l’intervento è avvenuto per via laparotomica, cioè con un taglio sull’addome. In ogni caso è opportuno durante la convalescenza non sollevare pesi o compiere attività fisiche troppo faticose; alcuni sconsigliano anche di guidare l’automobile, attività che richiede movimenti sui pedali che sarebbe bene evitare.

Prevenzione

Benché ci sia poco o nulla da fare per i difetti congeniti e le debolezze costituzionali della parete addominale, alcune regole di vita possono aiutare a prevenire la comparsa di un’ernia inguinale. Si tratta in pratica di evitare per quanto possibile gli aumenti di pressione nella cavità addominale e la relativa spinta sugli organi in essa contenuti e sulla parete. È bene quindi:

evitare il sovrappeso;
aumentare il contenuto di fibre nella dieta, preferendo frutta e verdure, così da mantenere una migliore funzionalità intestinale ed evitare la stipsi;
sollevare pesi con cautela, meglio se piegando le ginocchia e non la schiena;
smettere di fumare, per evitare soprattutto gravi malattie dei polmoni, ma anche la tosse cronica che favorisce la formazione dell’ernia.






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-birba-
view post Posted on 17/7/2006, 18:59     Top   Dislike




Bigetto, tutto questo per dirci cosa???..............mio padre se l' e' operata sia dx che sx, a seguito di uno strappo avuto in un incidente di auto, l'hanno operato con anestesia epidurale la prima volta, e locale la seconda. Tutto andato ok, ora sta' benissimo, mi dice sempre che l'anestesia locale e' meglio, in quella epidurale lo ha infastidito la sensazione che poi hai di non sentire le gambe.
 
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view post Posted on 17/7/2006, 19:13     Top   Dislike
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CAVALIERE ERRANTE

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CITAZIONE (-birba- @ 17/7/2006, 19:59)
Bigetto, tutto questo per dirci cosa???..............

per dirvi che se voglio ritornare a correre e venire a fare la maratona di venezia...mi tocchera' tagliuzzarmi un po'...cmq giovedi l'esito piu' accurato.
 
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view post Posted on 17/7/2006, 19:17     Top   Dislike
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Bene cari Castellani cominciate a prepararvi perchè il prossimo raduno sarà a Venezia per tifare Bigino Bigetto con qualche taglio in più e qualche pezzo in meno :lol:
 
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view post Posted on 17/7/2006, 19:21     Top   Dislike
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CAVALIERE ERRANTE

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GUARDATE CHE IL PEZZO IN MENO NON E' QUELLO CHE PENSATE VOI PRRRRRRRRRRRRRRR
 
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view post Posted on 17/7/2006, 19:28     Top   Dislike
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ma figurati se hanno pensato a quello :RIDE:
 
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-birba-
view post Posted on 17/7/2006, 19:28     Top   Dislike




VAIIIIIIIIII BIGETTO!!!! e' una cosa semplice, ti dico che mio padre ne ha subite due, e ora a 78 anni e' come un grillo, fa orto e solleva pesi e l'intervento lo ha fatto 2 anni fa, e' andato tutto benissimo, un po' di fastidio, ma tutto molto soft..........e poi, se sbagliano, pazzienza!! che vuoi, poi a una certa eta' funziona sempre meno, cosi' ti togli i pensieri di una regressione lenta ma inisorabile...............dai che ti prendo in giro, lo sai che ti voglio bene!!! smackkkk smackkkk.............. anzi, tienici informati, faremo la ola per te!!!
 
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6 replies since 17/7/2006, 15:47   13741 views
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