marvec |
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| ...e se fossimo attori di noi stessi...e quei versi plagio di sensazioni che vorremmo riprovare...o rito per esorcizzare dolori ??? ...e se fossero il nostro palcoscenico....dove mettere in scena ciò che siamo e non abbiamo il coraggio di essere??? ...e se fossero il ventre della terra da cui nascere e in cui nasconderci....??? Tutto...nella inconsapevole coscienza dell'esistere....forse... Se fossimo meno complicati, ogni cosa ci apparirebbe nel giusto ordine.
molte domande per delle risposte per le quali non basterebbe un post: troppo meditate, introspettive, da ragionarci un bel po': qui siamo alla filosofia del fare versi, una sorta di Poetica aristotelica....ci proviamo cmq., a mio modo, per quel che sento...io ritengo la poesia una delle forme di espressioni più vere che esistono. io, ad esempio, quando scrivo ci metto dentro me stesso, tutto quel che provo e che sento e ciò mi aggancia alla tua seconda domanda; certo non vorremmo essere altro nella vita, ma sempre noi stessi, ché già ci costringono ad indossare maschere convenzionali che ci fanno star male; la poesia, come l'arte in generale, è anche un forma di training autogeno, emozionale, che si pone essa stessa domande e che, in una forma meravigliosa e unica, cerca di trasmetterla agli altri...noi si è complicati, purtroppo, forse in maniera eccessiva e la poesia diventa un transfert per quell'Ordine Universale che aneliamo e non termineremo mai di cercare...Abbraccione
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