| Mi è stato assegnato quest’anno il prestigioso Premio Masaniello per la categoria La Storia Proibita ovvero per il mio impegno di meridionalista propositiva e non vittimista, alacremente svolto in Padania soprattutto durante i circa tre decenni di “emigrazione”. Preferisco dire che mi occupo di IDENTITA’ e che i progetti che ho realizzato, riportando persino in Europa nel 2003 il Regno delle Due Sicilie – che era già con Vienna, Parigi e Londra in Europa prima di “questa” Europa – e l’attività tematica editoriale e congressuale svolta in tutto questo tempo ha arricchito – ovviamente solo in senso evolutivo e MAI pecuniario - per prima me stessa, portandomi a ricercare ed a scoprire cose che ignoravo e delle quali ORA vado fiera. Masaniello era un pescivendolo; anche il buon re Ferdinando IV di Borbone si dilettava con i fieri Luciani – unica schiatta napoletana autoctona veramente nobile – a fare il pescatore ed il pescivendolo… per cui mi onoro, oggi, di essere premiata come pescivendola anch’io, laddove il termine è già stato adottato nei miei confronti – ma con ben altro spirito – finendo così etichettata da una leggiadra attempata fanciulla del “dotto” centro-Italia, tale Laura Madrigali, seguace del risorgimentista prof. Quaglieni (Dio Guardi) inseritasi in una coltissima discussione su Facebook in lingua napoletana e lingua siciliana tra me ed un illustre professore di Messina. La pulzella ovvero signorina con pizzetta al naso ha reputato volgare la nostra lingua, riducendola ingiustamente a dialetto o parlata Lazzara ed a nulla sono serviti i ragguagli dotti ed i rimandi alle grandi opere ed ai grandi autori napoletani e siciliani – espressi ovviamente nella lingua originaria – per i quali la medaglia di “pescivendola” mi è stata in quella circostanza affibbiata da una “globalizzata tricolorata” che non sapendo cavarsela culturalmente si è poi disintegrata in rete… Ai miei esordi milanesi, bergamaschi, piacentini, parmensi e versiliesi quale conduttrice di programmi, festivals e spettacoli in collaborazione con autorevoli personaggi della Televisione Italiana, mi colpì molto - durante una sontuosa cena in uN illustre salotto meneghino post spettacolo teatrale in San Babila - lo stupore di una nobildonna molto famosa che dopo avermi calorosamente riempita di complimenti (a quei tempi, arrossendo, non era raro che concedessi autografi ) mi chiese la provenienza ed io risposi “dal regno di Napoli” ed ella con gli occhi strabuzzati mi rispose: “non si direbbe proprio!”; ebbene, quel cinguettio incipriato e fine della poco nobile nobildonna mi ferì come offesa peggiore della “pescivendola” attribuitami dalla centronordica Madrigali, poiché lessi nello sguardo indagatore della mia elegantissima interlocutrice la ricerca disperata di una rivelatrice sveglia appesa al mio collo o di un anello al naso! Fu lì che decisi di portare al collo per sempre, come una provocazione, un corno di corallo e argento di dimensioni enormi… che tutti i nordici cercavano di toccare per propiziarsi la buona sorte e che io, per dispetto, gli vietavo di toccare… Mi onoro quindi, oggi, grazie alla magnanima napoletanità di Luigi Rispoli e di Umberto Franzese, appassionati figli di NAPOLI che si sono interessati al mio lavoro – di fregiarmi e di portare a testa alta in giro per il mondo il masanellesco titolo di PESCIVENDOLA UFFICIALE DI NAPOLI, sperando di essere equiparata, per Dignità di Censo ai fieri Luciani ed a quell’altra creatura del mare, nostra divina musa, la sirena Parthenia che meriterebbe quanto mai, oggi, di essere resuscitata dall’oblio e dalle macerie di troppo carnascialesco e volgare (questo, sì!) sfruttamento e stupro continuo. Possiamo farlo, cominciando a riportare l’erma originale della nostra sirena, conosciuta come Marianna ‘a capa ‘e Napule, lì dov’era e dove c’è solo una brutta copia, a pochi passi dalla più antica piazza di Napoli – la piazza Mercato delle rivoluzioni, di Masaniello e di Corradino, della mamma Schiavona e di tutte le storie della Storia di Napoli. Chè l’erma di Partenope, simbolo della nostra genìa e anima della nostra meravigliosa città, celata ai napoletani CHE NON LA CONOSCONO punto, torni a porgere il benvenuto alle genti d’oltremare che qui sbarcano dalla antica chiesa di San Giovanni a Mare, chè sia traslata immediatamente dalla scalinata di Palazzo San Giacomo, ove siedono da un secolo e mezzo i suoi traditori e stupratori, liberata e offerta ancora all’omaggio dei napoletani, calata via da quelle scalinata dell’ex Ministero borbonico odierna sede del giacobino Comune; scalinata offesa da una lapide masochista nel vestibolo inneggiante a Garibaldi ed agli invasori di Napoli, predecessori della più degna classe dirigente. Chè la Chiesa di Santa Croce al Mercato, offesa dal “commercio” e spogliata dei suoi beni e della sua storia riapra al culto e liberi nella piazza antistante la stele votiva a Corradino ed il cippo ove fu sacrificato, restituendo all’antico splendore, alla memoria collettiva ed al popolo napoletano la sua Identità! Chè i pochi tesori non depredati dall’invasore siano restituiti alla gente di Napoli, perché sia orgogliosa delle proprie radici e perché sia messa in condizione di metabolizzare i valori fondanti di questa nostra Patria: Cultura, Arte, Tradizione. Civiltà! Civiltà che da queste coste della Magna Grecia si diffuse all’Europa tutta! Dobbiamo acquisire consapevolezza del nostro censo, della nostra Civiltà, delle nostre Radici profonde e ripulire questo scempio immondo costruito sui luoghi comuni postrisorgimentali e lievitato tra le mani di una classe dirigente che si è servita della sua Patria senza servirla, fino ad oggi; oggi che troppe bocche sdentate e cascanti si riempiono di SUD e di QUESTIONE MERIDIONALE, per fare le pulci sul corpo già martoriato e piagato di questa preda ch’è la nostra Patria! Non è questione politica: ne’ a destra ne’ a sinistra ma A SUD sta la nostra resurrezione dagli Inferi, dalle pagine di cronache amare e disgustose che hanno reso Napoli Capitale la Cenerentola appestata del terzo mondo! Vergognatevi, voi amministratori, voi governatori, voi viceré e papponi: han più onore gli invasori che voi traditori! Mi rivolgo, da PESCIVENDOLA UFFICIALE DI NAPOLI, a tutti i miei amati concittadini che sono ogni anno in piazza, oltre le transenne della prestigiosa platea della kermesse del Premio Masaniello, in piedi a veder sfilare autorevoli ed autorità: “AIZATE ‘A CAPA!”…. su la testa! Chiedete che vi venga restituita la vostra Identità… perché un Popolo che non ha memoria non ha IDENTITA’! Smettiamola di essere la più grande fetta di mercato del Nord, di essere consumatori e assistiti: è così che ci fottono la terra da sotto i piedi, l’onore, l’orgoglio delle Radici! Sogno una macroregione del Sud, autodeterminata, dove ogni business personalista del dittatorello di turno non debba sempre pararsi il culo dietro la scusa della Camorra invincibile, poiché c’è una Camorra molto più squallida che è elegante e fine, quasi perbene, che frequenta i salotti degli intellettuali e degli affaristi in doppiopetto e linguaggio forbito, asfissiando Napoli sotto il peso di troppa filosofia, alzando muri tra il Popolo condannato all’ignoranza e la Casta Eccelsa dei venditori di commercio delle briciole della NOSTRA Dignità. Non è possibile che a Napoli anche se piove a ferragosto sia colpa della romanzata Camorra, di un don Fifì o un don Popò, un mammasantissima inventato come le Farine e le Feste del vicereame spagnolo per innalzare Forche che mai vedranno rotolare le teste dei veri farabutti! Fate l’opportuno confronto tra i due celebri sbarchi storici in Sicilia; quello di Garibaldi e quello “alleato”: cambiano l’epoca, la tecnologia ed il potenziale bellico ma non cambiano gli uomini e la loro sete di potere; ambedue gli sbarchi furono possibili per la conquista del Sud grazie alla Mafia a cui l’Italia Una DEVE riconoscenza imperitura! Nel 2011 si celebreranno i 150 anni dell’Unità; mi auguro che da oggi qualche raro e coscienzioso “politico” voglia davvero fare qualcosa per Napoli, per la sirena Parthenia, per i bambini napoletani futura classe dirigente del Paese, ripulendo la faccia alla Storia, a Napoli medesima, ai bistrattati napoletani che da 150 anni subiscono infausto destino. Cominciamo dalla toponomastica, cancellando dalle targhe e tabelle viarie i nomi degli invasori, dei macellai, dei traditori; diffondete nelle scuole di ogni ordine e grado libri che siano Vangelo e non quelli dei pennivendoli di regime; tiriamo giù i Garibaldi di pietra dai cavalli dai grandi glutei che imperversano in ogni piazza di ogni comune del Mezzogiorno e sostituiamoli con i nostri immensi eroi: uomini di cultura, combattenti, scienziati,artisti: geni che hanno dato lustro a Napoli. Combattiamo il pernicioso individualismo che impera tra i meridionali di ogni ceto sociale ed impariamo a lavorare tutti insieme, anonimi, ad un progetto comune; quello della nostra rinascita, del nostro vero ORGOGLIO MERIDIONALE! Celebriamo e raccontiamo ai piccoli napoletani che crescono nell’asfittica bolla della globalizzazione e del consumismo dei nostri illustri rappresentanti. Il mio pensiero, in questa per me immeritata situazione di ostentazione alla pubblica e passeggera lode va al mio maestro Angelo Manna, mister Tormentone, dimenticato e mai celebrato a Napoli, parlamentare del MSI, espulso dopo la sua celebre interpellanza parlamentare identitaria del 1991… ai preti coraggio del ’92, in particolare a don Giuseppe Rassello, Maestro di Meridionalismo, eroico parroco di S.Maria della Sanità, che strappava “moschilli” alla Camorra e che fu ingiustamente condannato per pedofilia in un processo-farsa tutto da rivedere; morì stroncato dalla vergogna a soli 42 anni e Napoli ancora non gli ha reso giustizia ne’ gratitudine… a Petru Birladeanu, rom molto meno rom di tanti inconfondibili quanto squallidi papponi locali; a Cuono Gaglione, pittore acerrano che realizzò con me il progetto Napoli Capitale a Bruxelles e che quest’anno festeggia, nel silenzio totale della sua municipalità d’origine – LA MEDESIMA DI PULCINELLA - cinquant’anni di carriera artistica, a Giuni Russo, autentica sirena in-cantatrice che Napoli non ha MAI celebrato ne’ in vita ne’ in morte per quello splendido omaggio “NAPOLI CHE CANTA” ch’ella ebbe a fare, osannata ovunque, nel periodo ultimo della sua vita già gravata da un’atroce malattia, al bellunese prof. Callegari, inventore della Radionica, che scelse ed amò Napoli fino alla fine dei suoi giorni nella casa di via Novara, a Giancarlo Siani giovane e coraggioso precursore del giornalismo investigativo quando a Napoli la stampa prediligeva le cronache mondane dei “Mosconi” e dello Sport locale, abbandonato a se stesso, morto senza una scorta, senza una menzione per l’Oscar, per il Nobel o per l’Empireo degli eroi, a differenza di altri che hanno impastato farina non del loro sacco… a Bruno Contrada, illustre napoletano ingiustamente detenuto, per il quale nessuno ha mosso un dito: il migliore investigatore e combattente del Crimine, servitore fedele dello Stato, dall’anti-Stato complottista distrutto. Se il calendario dei Maya si ferma al 2012, il mio s’è fermato al 1861, per cui alla dignità di Bruno Contrada ed agli altri nominati, alla sua eroica e dolorosa “resistenza” di fiero napoletano io dedico questo riconoscimento, unitamente all’auspicio beneaugurate della VERITA’ il cui anelito scorgo negli occhioni puri e severi della mia unica, neonata nipotina Camilla, alla quale vorrei regalare un mondo pulito ed un albero genealogico di schietta e fiera napoletanità ... perchè Napoli non è un volgare luogo comune ma è una dimensione dell'essere sulla scala dell'evoluzione umana
MARINA SALVADORE
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